TEST - Ho provato le pedivelle da 165 mm: sensazioni su strada e test in laboratorio

Nicola Checcarelli
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TEST - Ho provato le pedivelle da 165 mm: sensazioni su strada e test in laboratorio

Nicola Checcarelli
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Di pedivelle da 165 mm e, più in generale, di pedivelle corte abbiamo parlato spesso negli ultimi mesi.
L’uso di pedivelle corte è un trend in crescita tra agonisti e professionisti (su strada, in mtb e in particolare nel triathlon) ormai da qualche anno, ma l’interesse attorno a questo tema è esploso da quando ha iniziato a utilizzarle Tadej Pogačar, seguito poi da molti altri Pro’. Vingegaard, addirittura, ha provato anche pedivelle da 155 mm…

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Ma si tratta di una moda o le pedivelle corte aiutano davvero a migliorare la qualità della pedalata? Quali sono i vantaggi? Una leva più corta non penalizza la spinta? Vanno bene solo per i Pro’ o anche per l’amatore “medio”?

Per rispondere a queste domande abbiamo provato le pedivelle da 165 mm per diverse settimane, andando oltre le sensazioni personali su strada, ma valutando anche in laboratorio in modo scientifico come è cambiata la dinamica di pedalata. 

Nel video qui sotto vi spieghiamo come è stato eseguito il test e quali sono stati i risultati, mentre più in basso trovate un ulteriore approfondimento, con i dati rilevati e alcuni punti chiave da tenere a mente.

Come si è svolto il test

Sono 183 cm, pedalo a 77,5 cm di altezza sella e di norma utilizzo una guarnitura 52-36 con pedivelle da 172,5 mm. Per questo test sono passato a pedivelle da 165 mm con corone 54-40.

Per valutare in modo oggettivo i cambiamenti sulla dinamica di pedalata legati ci siamo rivolti al centro IMFIT Biomeccanica di Massimo Iafisco a Roma (foto in basso).

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In breve, questi sono stati gli step del test, che complessivamente è durato oltre 2 mesi:

1- Test iniziali, eseguiti tutti nella stessa giornata

  • • Analisi della pedalata nella condizione di partenza, con pedivelle 172,5 mm e corone 52-36
  • • Montaggio delle pedivelle da 165 mm e adeguamento della posizione per step. Alla fine, nel mio caso specifico, ho alzato la sella di 5 mm e arretrato le tacchette delle scarpe. 
  • • Analisi della pedalata con guarnitura da 165 mm e corone 52-36
  • • Analisi della pedalata con guarnitura da 165 mm e corone 54-40

2- Utilizzo della pedivella su strada per un periodo prolungato per consentire i necessari adattamenti neuromuscolari 

3- Test conclusivo in laboratorio, sempre nella configurazione 165 mm, 54-40.

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I risultati 

I test eseguiti nella prima giornata non hanno mostrato differenze sostanziali nell’efficienza di pedalata. Anzi, il passaggio dalle pedivelle da 172,5 mm a quelle da 165 mm era stato addirittura peggiorativo, per tornare su livelli simili con l’utilizzo di corone 54-40.

Il test finale, invece, ha mostrato un miglioramento dell’efficienza di pedalata, che conferma la già nota necessità di un periodo di adattamento (più o meno lungo a seconda del soggetto) per ottimizzare i risultati di una pedivella corta. Attenzione, migliorare l’efficienza di pedalata non significa spingere 10, 20 o 30 watt in più, ma avere una pedalata “migliore”, più stabile, con meno punti morti e quindi con una minore dispersione di energia.

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Si tratta di vantaggi di piccola entità, ma che nell’economia di uno sforzo di lunga durata e tenendo conto delle 4.800-5.000 pedalate che si fanno in un’ora, possono risultare decisivi per un atleta di elite. Per l’utente “medio” sono meno rilevanti a livello di performance, ma possono esserlo a livello di salute e comfort…

In basso, anche se di non facile lettura, trovate dei grafici che mostrano come si è evoluta la dinamica di pedalata nei vari test (la presenza di meno puntini colorati indica una pedalata più efficiente):

52x36 1725
Giorno 1: analisi della pedalata con pedivella 172,5 mm, 52-36
52x25 165
Giorno 1: pedivella 165 mm, 52-36
54x40 165 giugno
Giorno 1: pedivella 165 mm, 54-40
54x40 165
Test finale: pedivella 165 mm, 54-40. Ricordiamo che meno puntini "è meglio"

Il miglioramento dell’efficienza di pedalata, anche se lieve, è un ottimo risultato. Il concetto di fondo, però, è che anche se l’efficienza rimane invariata (purché non peggiori), la pedivella più corta è comunque vantaggiosa, poiché permette di aprire l’angolo tra coscia e busto (immagine in basso) al punto morto superiore, che porta con sé diversi vantaggi.

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Alcuni obiettano che con una leva più corta ci possa essere una perdita di potenza, ma tutti gli studi eseguiti in passato hanno mostrato che, nel range di lunghezza pedivelle in commercio (tra 160 e 175 mm) questo valore risulta del tutto trascurabile. In soldoni, i vantaggi legati all’apertura dell’angolo dell’anca, seppur con differenza da soggetto a soggetto, compensano abbondantemente la lieve perdita di potenza dovuta alla leva più corta.

Nello specifico, un angolo coscia/busto più aperto in corrispondenza del punto morto superiore:

  • migliora l’afflusso di sangue agli arti inferiori grazie ad un minore schiacciamento dell'arteria femorale
  • migliora la respirazione grazie ad una minore “compressione”
  • riduce il carico articolare su ginocchia e anche, con minore usura dell’articolazione coxo-femorale
  • • aiuta a mettersi più facilmente in posizione aerodinamica, quando necessario, o semplicemente a stare più comodi in bici

Alcuni di questi adattamenti sono associati al miglioramento delle prestazioni sul lungo periodo, e quindi interessano il professionista e l’agonista, ma altri sono legati al comfort e alla salute in sella, e dunque interessano tutti. Anzi, forse è proprio l’amatore “medio”, che pedala per stare bene, che potrebbe averne più beneficio. Pensiamo, ad esempio, a chi ha problemi alle anche, dolori alle ginocchia o semplicemente fatica a raggiungere la piega per un eccessivo dislivello sella/manubrio…

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Oltre i dati: le sensazioni in sella

La prima sensazione è stata strana, difficile da descrivere, sicuramente diversa dal solito.
L’impressione è stata quella di un diverso rapporto tra le leve (femore, tibia, piede e pedivella) durante la pedalata, ma d’altronde 7,5 mm di differenza sono tanti.
Queste sensazioni sono svanite dopo qualche uscita, una volta che il fisico si è adattato.

La cosa più semplice da percepire, almeno per me, è stata senz’altro la maggiore facilità nel tenere un’alta cadenza di pedalata.

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Nel lungo periodo, poi, ho avuto l’effettiva impressione di stare più comodo, di fare meno fatica a raggiungere il manubrio, e di avere una pedalata più fluida, più naturale, cosa di cui mi sono accorto soprattutto quando sono tornato su bici in test che montano pedivelle da 172,5 mm.

La mia lunghezza di pedivella ideale molto probabilmente è la 170 mm (con cui mi sono trovato benissimo nel test della Cervélo S5), ma devo ammettere che, pur essendo inizialmente scettico, anche la 165 mm mi ha dato un ottimo feeling, tanto che sinceramente sto pensando di continuare a usarla anche una volta concluso questo test.

Pedivelle da 165 mm: alcuni punti chiave

Chiudiamo questo contenuto con alcune considerazioni importanti che possono tornare utili a chi sta pensando di passare da una pedivella più lunga a una più corta, o che magari lo ha già fatto ma non ha trovato il giusto feeling, perché è vero che le aste più corte sono tendenzialmente da preferire, ma ci sono alcune cose da sapere:

1- Montare una pedivella più corta non dà le stesse sensazioni a tutti e qualcuno troverà più giovamento rispetto ad altri. Le differenze, in generale, sono sottili e se parliamo di cambiamenti ridotti, magari di 2,5 mm, a mio avviso alcuni amatori potrebbero anche non accorgersi di nulla, usufruendo però dei vantaggi legati all’apertura dell’angolo busto/coscia di cui abbiamo già parlato.

2- Quando si accorciano le pedivelle è necessario un adeguamento della posizione in sella. Io ho alzato la sella di 5 mm e arretrato le tacchette, ma questi aggiustamenti non sono uguali per tutti. Se avete un po’ di esperienza ascoltate le vostre sensazioni, ma per ottimizzare il passaggio può essere opportuno rivolgersi ad un bravo biomeccanico.

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3- Abbiate pazienza. Per abituarsi alle pedivelle più corte e alla nuova posizione serve un po’ di tempo. Quanto? È soggettivo, anche se alcuni studi parlano di almeno 21 giorni per ottenere un adeguato adattamento neuromuscolare. Se non vi trovate bene nel corso delle prime uscite, non disperate… 

4- Le pedivelle da 165 mm non sono miracolose, non vi aspettate di spingere 20 o 30 watt in più, ma eventualmente di spingere gli stessi watt più a lungo. L’obiettivo è prima di tutto avere una pedalata più efficiente e maggiore comfort in bici, che nel lungo termine significa anche migliorare le prestazioni. In ogni caso, tutte le ricerche effettuate in merito, testimoniano che non c’è una riduzione di watt significativa con l’accorciamento della leva, come alcuni pensano.

5- Le pedivelle più corte, a volte, richiedono di montare rapporti più lunghi per ottimizzare la pedalata, ma si tratta di un cambio da valutare con il biomeccanico, anche in base al livello dell’atleta.

Se questo contenuto vi è piaciuto, QUI trovate altri articoli sulla biomeccanica, mentre in basso trovate i risultati di un recente studio scientifico sulla lunghezza delle pedivelle:

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Sull'autore
Nicola Checcarelli

Passione infinita per la bici da strada. Il nostro claim rappresenta perfettamente il mio amore per le due ruote e, in particolare, per la bici da corsa. Ho iniziato a pedalare da bambino e non ho più smesso. Ho avuto la fortuna di fare della bici il mio lavoro, ricoprendo vari ruoli in testate di settore, in Regione Umbria per la promozione del turismo in bici, in negozi specializzati. Con BiciDaStrada.it voglio trasmettervi tutta la mia passione per le due ruote.

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