«Nella mia carriera ho percorso più di 700.000 km. Non ho mai causato un incidente e, per fortuna, non sono mai stato vittima». Esordisce così Francesco Moser sulla sicurezza stradale.

Abbiamo raggiunto lo “Sceriffo” nel suo podere di Maso Villa Warth, periferia nord di Trento, dove sorge la sua cantina.

 

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Il ciclista italiano più vincente di tutti i tempi è schietto e diretto. Freme, non riesce a star seduto sullo sgabello della sala degustazione adiacente alla nicchia che mette in bella mostra i cimeli più importanti della sua carriera e di tutti i Moser da Palù di Giovo…

Moser sulla sicurezza

Francesco prende un foglio e disegna a mano libera una carreggiata a doppio senso di marcia con due corsie.

«Il metro e mezzo mi sta bene – incalza lo Sceriffo – Hanno messo i cartelli anche qui dietro casa, sulla “salita dei Campionissimi” che dalla Val d’Adige porta alla Val di Cembra. Io proverei ad andare oltre. Apriamo una riflessione sulle principali strade, urbane e non, altamente frequentate dai ciclisti. Il metro e mezzo lo mettiamo anche a terra, usiamo la segnaletica orizzontale per fissare il limite. Altrimenti come facciamo a stabilire l’infrazione? Chi ha torto e chi ha ragione?».

Moser rilancia ed il discorso corre veloce verso il tragico incidente di Davide Rebellin.

«Gli incidenti ci sono sempre stati, ci sono e ci saranno purtroppo. Se la legge sul metro e mezzo viene accompagnata da più segnali visivi tutti gli attori sulla strada sanno come comportarsi. I principi li abbiamo e sono fissati nel Codice della Strada, vedi l’adeguata distanza laterale in fase di sorpasso. Si tratta di rafforzare qualcosa che di fatto già c’è».

«Le circostanze dell’incidente che ha coinvolto Rebellin sono ancora tutte da chiarire, ma come la mettiamo quando queste cose succedono su una sede stradale dove è presente un’apposita segnaletica orizzontale? Cambierebbe quantomeno la consapevolezza. Inoltre, se un mezzo invade una porzione di carreggiata ben delimitata e causa un danno sono pochi o nulli i margini d’interpretazione».

Il campione trentino bacchetta anche i colleghi ciclisti.
È necessario allargare un po’ gli orizzonti. Ciclabili e ciclopedonali, se ritenute sicure, andrebbero sempre utilizzate, ma c’è qualcosa di più…

«È giusto promuovere l’utilizzo di questi percorsi che però non devono essere esenti da regole! Vale per i ciclisti, per i pedoni ed anche per certi automobilisti. Chi controlla ciclabili e ciclopedonali? Bisogna mettere a punto un sistema in grado di tutelare le persone che percorrono queste vie. Si tratta di una faccenda strutturale che va oltre la politica».

Foto: Garda Trentino

Senza dimenticare che in quest’ottica, secondo Moser, certi comportamenti che fino a qualche tempo fa venivano interpretati con elasticità da parte dei ciclisti devono cambiare.
Passare con il rosso in condizioni di traffico blando o assente, azzardare l’attraversamento o cercare di guadagnare la precedenza: sono solo alcuni esempi.
Moser sulla sicurezza non le manda a dire… La tempra è rimasta quella dei tempi d’oro.

Noi riavvolgiamo il nastro e ci facciamo portare indietro nel tempo, più precisamente tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70.
L’obiettivo è quello di capire se i pericoli per i ciclisti sono sempre stati così alti o se internet, i social e la possibilità di documentare in modo semplice ed immediato i fatti hanno contribuito a far emergere questa problematica in maniera dirompente.

Moser sulla sicurezza
La bici con la “ruotona” utilizzata a Stoccarda per il Record dell’Ora indoor. Monta un 49-17. L’allestimento è ancora quello originale. L’occasione è buona per controllare lo stato dei componenti.

«Ricordo una delle mie prime corse a Salorno (Bz)… Fine stagione. La scuola era già iniziata e alcuni avevano tirato i remi in barca, così come tante squadre. Al via ci presentiamo in 14, tutti dal Trentino-Alto Adige. 14 capito? Quando andava bene eravamo in 30. Questo per dire cosa? C’erano meno ciclisti in giro! Ma c’era anche meno traffico e meno pericoli. Non ho dubbi… Allenarsi, gareggiare, ma anche organizzare una gara: tutte attività che una volta erano più sicure. I tempi sono cambiati. Oggi c’è troppo traffico. Solo una cosa non è cambiata: il ciclista è e rimane un soggetto debole».

Moser sulla sicurezza
Al Giro-E 2021. Foto LaPresse / Alessandro Garofalo

Qui tutti i nostri approfondimenti sulla sicurezza.

Qui sotto l’intervista (con podcast) a Giulio Ciccone.

Giulio Ciccone: “Qualche volta ho paura ad uscire in bici”