Un anno fa, passare dalla strada alla mountain bike mi ha costretto ad imparare daccapo ad andare in bici. Ma la stessa cosa potrebbe valere anche per chi comincia con la gravel bike.
Mai avrei pensato di tornare a sbagliare, e a volte anche a cadere, più di quanto facessi da bambina.
Eppure, non sempre fare errori in Mtb (o gravel) è una cattiva cosa, e vi spiego perché.

Non sono una spericolata e neppure una grande sperimentatrice.
Affetta da un eccesso di diligenza ho sempre imparato prudentemente a fare le cose riducendo al minimo la possibilità di sbagliare, per poi interrompere il processo di apprendimento nel momento in cui non commettevo più errori.

Elogio dell’errore

 

Iniziando a pedalare su sterrato ho capito che il meccanismo funziona anche al contrario: se imparando smetto di fare errori è anche vero che smettendo di commetterli smetto di imparare.
Sbagliare è essenziale all’apprendimento, come ci insegnano i bambini che non smettono di fare qualcosa solo perché sbagliano nel farlo.

Immaginate se un bambino rinunciasse ad imparare a camminare perché continua a cadere. Impensabile, giusto?
Eppure, è proprio quello che tendiamo a fare da adulti. Se nel tentativo di fare qualcosa commettiamo molti errori, spesso rinunciamo ad impararla.
Sbagliare non è più la “norma” nel nostro orizzonte mentale.

Elogio dell’errore

Sbagliare per imparare

“Non sono capace”, quindi non è cosa per me.
Dopo aver iniziato a frequentare bike park e sentieri e avere visto gente di tutte le età cimentarsi con discese e tracciati che pensavo riservati solo a individui talentuosi e spericolati, non sono più sicura che sia così. 

Tutto si impara, purché affrontato con gradualità e con il giusto atteggiamento.
A volte siamo noi i peggiori nemici di noi stessi, quando decidiamo che sbagliamo “troppo”.
Ma chi decide quanti errori sono troppi?
Ancora una volta, nessuno si sognerebbe di dire al proprio figlio: “Sei caduto troppe volte, smetti di provare”.

Un altro limite che ci poniamo a volte da soli è quello di evitare le condizioni in cui tendiamo a sbagliare di più: ognuno di noi ha dei punti deboli e se la cava meglio in certe condizioni piuttosto che in altre.
C’è chi soffre la guida sul bagnato, chi nel secco, che non capisce lo “scassato” o sbaglia sui ripidoni, chi ha bisogno di conoscere i sentieri prima e chi sbaglia in salita (e quest’ultimo punto vale per tutte le tipologie di bici: pensate a quante volete avete preso troppo “di petto” una salita con la bici da corsa, oppure avete messo le ruote nel punto sbagliato con la gravel o la mtb).

Elogio dell’errore

Avere più paura di quello che ci riesce meno facile è normale, ma a volte si rinuncia a quei terreni che ci mettono più in difficoltà semplicemente perché gli errori sono scomodi da digerire. Interrompono il divertimento, fanno perdere confidenza e magari ci fanno fare brutta figura con gli amici. 

Guardare all’errore come ad uno strumento di crescita diventa fondamentale per non fossilizzarsi e per ampliare le nostre possibilità.
Vale quando si passa dalla bici da corsa al gravel o alla Mtb. Ma vale anche nella vita

Uno degli errori più "famosi" di questi ultimi anni: la caduta di Van der Poel alle Olimpiadi di Tokyo nella prova di XC

Non tutti gli errori sono funzionali all’apprendimento

Il bambino che impara a camminare è proprio l’esempio perfetto a cui dovremmo ispirarci per migliorare sulla bici.
Come nessuno chiederebbe ad un bambino che sta imparando a camminare di correre una maratona, dobbiamo sapere che la retorica dello sfidare i propri limiti ha, appunto, dei limiti.
Cercare di spostarli poco alla volta è un conto, mentre scavalcarli brutalmente non può che avere esiti disastrosi.

Per adulti e consapevoli che siamo, in ogni nuova attività in cui scegliamo di cimentarci dobbiamo pensarci esattamente come bambini.
Sempre a loro dovremmo guardare per un altro aspetto fondamentale come l’aspettativa: i bambini tendono ad approcciare ogni cosa nuova senza aspettative sul risultato.

Emulare chi sa fare qualcosa meglio di noi è normale e utile, ma aspettarci di essere in grado di riprodurre cose che abbiamo visto, magari nei video di mtb che ci fanno sognare, ha tanto poco senso come partire dal presupposto di non saperle fare.
In un caso o nell’altro il risultato rischia sempre di essere dannoso.

E’ importante, infatti, capire che una cosa è l’errore commesso quando si cerca il limite della propria prestazione, un’altra cosa è l’errore funzionale all’apprendimento.
Prima di iniziare a fare mtb, guardando da fuori non riuscivo a comprendere questa differenza, per cui lo spettacolare volo di Jesse Melamed all’ultima prova di EWS a Crans-Montana mi sarebbe apparso come quello che dovevo aspettarmi se mi fossi cimentata nell’enduro.
Ovviamente non è escluso che io riesca a schiantarmi in modo altrettanto spettacolare nei sentieri dietro casa, ma è importante rendersi conto di questa sottile distinzione.

Fatti i dovuti distinguo, personalmente credo che le ruote tassellate (che siano di una gravel o di una Mtb) siano molto più efficaci di qualunque libro di self help o speech motivazionale, oltre che molto più divertenti, nel ricordarci qualcosa che tendiamo a dimenticare facilmente nelle nostre vite a volte troppo organizzate: non solo sbagliare è umano, ma è l’unico strumento che abbiamo per imparare. 

Non preoccupatevi degli errori che fate in bici, preoccupatevi quando non sbagliate nulla, perché probabilmente vuol dire che non state imparando abbastanza… 

Foto d’apertura: facebook.com/3Tbike

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