Avete presente la Duomo-Stelvio, la nuova sfida ciclistica che vi avevamo presentato qualche mese fa?
Nasce la Duomo-Stelvio, una sfida senza cronometro dal Duomo di Milano al Passo dello Stelvio
Sabato 24 luglio, come da programma, alla partenza in piazza Duomo a Milano c’era anche Chiara Ciuffini, che ha raccontato per noi come ha vissuto questa esperienza particolare.
Prima di lasciarvi alla lettura, però, vi proponiamo di vedere il video che gli organizzatori dell’evento hanno realizzato con i momenti salienti di una giornata di sport da incorniciare:
E ora buona lettura!
VM
Il giorno in cui ho letto per caso di questa nuova manifestazione – la Duomo-Stelvio – mi son detta: ci sarò!
Perché Milano e quel Duomo per me hanno un significato particolare, intimo, che riguarda me e i miei cari…
Ho deciso quindi di partecipare, avendo impostato la mia stagione come la stagione delle esperienze, diverse una dopo l’altra .
Sono partita da casa, mi sono fermata a Senigallia da Cingolani Bike shop a prendere delle borse da viaggio da montare sulla mia bici che mi sarebbero servite per essere autonoma durante la ride, ma sopratutto nei giorni successivi.
Non avendo un’auto al seguito o compagni d’avventura con me, l’idea era quella di arrivare sullo Stelvio, poi scendere a Bormio nell’unico hotel trovato libero, rimanere un giorno a Bormio e infine il lunedì scendere a Tirano e prendere il treno fino a Milano, dove avrei lasciato la mia auto.
Arrivo a Milano, lascio l’auto nella sede di Specialized Italia, che gentilmente mi ha concesso il parcheggio, e preparo lo zaino da portare agli organizzatori della manifestazione, che poi mi avrebbero fatto ritrovare all’arrivo.
Consegno tutto in una location carinissima, dove mi viene fornito il frontalino corredato di nickname, un pacco con gadget e alcuni integratori Enervit.
La sera è dedicata alla cena in hotel e alla preparazione delle borse sulla bici.
All’interno, oltre all’integrazione (barrette, gel, ecc.), metto l’essenziale per lavarmi, le classiche power bank, mantellina anti pioggia, portafogli con tutti i documenti e qualche altro piccolo oggetto.
Vado a dormire, ma la sveglia suona in un lampo… ore 4:30!
Mi alzo e in quel momento penso: «Ma cosa devo fare oggi?»
Colazione in camera con la Tv che mi racconta le prime gare olimpiche del mattino.
Inserisco le ultime cose nella borsa posteriore, accendo le luci ed esco dal portone dell’hotel a circa 5 km dal Duomo di Milano.
È ancora buio, ma Milano è illuminata e… incredibilmente suggestiva.
Corsie ciclabili e preferenziali mi portano fino a Piazza Castello, passando per il Parco Sempione e Arco della Pace, un silenzio e una tranquillità che mi permettono di ammirare la bellezza di quegli splendidi monumenti, sotto una luna meravigliosa.
Da Piazza Castello pedalo diretta verso il Duomo: si apre la piazza davanti a me e… brividi!
E’ stupenda: io e altri pochi ciclisti che circolano e scattano foto alla maestosità del Duomo di Milano, con quella Madonnina che brilla (davvero) lassù.
Piano piano la piazza si fa sempre più viva, rallegrata da ciclisti e bici.
Incontro conoscenti e il folcloristico e simpatico gruppo del team Gulliver a cui son legata dal 2009. Mi rendo conto che ci sono partecipanti da tutta Italia e anche dall’estero, molti ultracycler già esperti.
Si avvicina l’ora della partenza e ci schieriamo tutti.
C’è un’aria serena, bella.
Gli organizzatori sono calorosi e festosi.
Puntuali, all’alba, si parte da Piazza Duomo.
Siamo circa in 400.
I primi chilometri sono per le vie del centro, poi piano piano ci si sposta verso la periferia.
L’andatura si fa sempre più sostenuta, forse troppo… a volte ho quasi l’impressione di essere in gara e penso: meglio non distrarsi, andatura sostenuta, traffico e pericoli.
Il mio intento, non essendo molto allenata sulla distanza, era non staccarmi e farmi portare il più avanti possibile, ma mi rendo conto che in alcune situazioni si è un filo esagerato, non doveva essere una gara, eppure l’andatura alta, i tratti spesso stretti nei centri abitati e il traffico hanno reso la prima parte un po’ pericolosa.
Devo però far un elogio enorme a chi ha organizzato questo evento e ci ha messo a disposizione una scorta tecnica favolosa e l’assistenza medica sempre attenta e presente vicino a noi.
Finalmente arriviamo all’inizio del sentiero della Valtellina.
Lì “sosta acqua”, ma i “garosi” scappano via.
Io decido di fermarmi, prendere fiato e cominciare a godermi finalmente la manifestazione, così facendo rimango da sola, leggo un cartello: Bormio 101 km e penso: «Ok, saranno 101 km solitari…»
Il sentiero della Valtellina è qualcosa di meraviglioso e l’organizzazione aveva segnalato ogni incrocio e ogni stradina per far sì che nessuno potesse sbagliare strada: ponti di legno, acqua che scorre, cavalli liberi, aree sosta, famiglie in bici, bambini e persone di ogni età che fanno sport.
Ai -30 km da Bormio decido di fermarmi per una CocaCola e lì incontro altri 2 ciclisti che erano poco davanti a me.
Si vocifera che sullo Stelvio il tempo non sia dei migliori.
Il mio pensiero va alla promessa che mi ero fatta l’ultima volta che ero scesa dal Passo in condizioni meteo avverse: «Chiara, mai più».
Lo Stelvio è la salita più bella del mondo per me, ma anche la discesa in cui ho più sofferto il freddo nella mia vita.
Chiedo informazioni ulteriori mentre continuo a salire verso Bormio e piano piano continuo a incrociare persone che erano davanti a me e che vivevano la fatica dell’ultimo tratto del sentiero Valtellina che sale a Bormio.
Sì, sullo Stelvio c’è tempo avverso e freddo.
La decisione è presa, con rammarico mi fermerò a Bormio, non ho assistenza, sono da sola, non ho nessuno che possa portarmi giù.
Ragiono (per una volta!) e decido che in solitudine non vale la pena rischiare, rimango dell’idea che il ciclismo deve essere sempre piacere e mai diventare un’agonia, e se si ha la possibilità di scegliere, è bene farlo sempre in sicurezza e con divertimento.
Già sul sentiero la prima pioggia, faccio un tratto di avvicinamento all’imbocco del passo e la pioggia si fa più insistente, so già che avrò rammarico, ma sono anche cosciente che è meglio essere saggi in alta montagna.
Cerco quindi l’albergo, e oramai bagnata entro, vogliosa di una doccia bollente, salgo in camera con la bici, apro le mie borse e mi sistemo.
Doccia, cambio e dopo 234 km la prima giornata finisce così, cena e birra in hotel e finalmente relax.
Dormo poco, come quasi sempre dopo le mie avventure.
Mi sveglio e penso alla desiderata colazione, il giorno dopo un’uscita di lunga distanza la fame è sempre tanta!
Faccio colazione alle 7:30 e visto che il meteo dovrebbe reggere qualche ora, decido di fare un giretto in bici nei dintorni, senza allontanarmi troppo.
Mi porto sulla salita che va alle Torri di Fraele e ai Laghi di Cancano, ascesa non troppo lunga e soprattutto non troppo lontana in caso di maltempo per tornare indietro.
Inizio a salire e il mal di gambe si fa sentire, ma qui è tutto troppo bello.
Salgo piano, ma salgo.
Arrivo su e incrocio altri ciclisti che mi ricordano di esserci visti già in occasione della Maratona dles Dolomites, li saluto e inizio a godermi il panorama, stupendo.
In un batter d’occhio, però, il cielo si chiude e arriva un forte vento.
Mi vesto e decido di scendere immediatamente.
La montagna è così, cambia in un secondo.
Torno in albergo e mi godo la giornata di relax tra una passeggiata e il riposo, pronta per il giorno successivo.
Borse cariche per tornare a Milano in treno.
Proverò il Bike treno della Trenord: 35 km in sella fino alla stazione di Tirano e da lì treno fino a Milano Centrale.
Tutta la notte sento scrosciare la pioggia fuori e la paura di ciò che avrei trovato al mattino non mi fa quasi chiudere occhio.
Mi alzo alle 7:00, piove ancora forte, colazione e corro a vestirmi.
Devo comunque andare a Tirano, quindi nel momento in cui la pioggia ha mollato un po’ la presa, sono uscita dall’albergo in direzione sentiero Valtellina, questa volta in discesa.
La pioggia mi bagna immediatamente scarpe e vestiti, ma il sereno sta facendo capolino dietro di me, fa fresco (13 gradi) e il primo tenue sole sulla pioggia crea una atmosfera magica…
39 km fino alla stazione di Tirano.
Arriva il treno, l’ultimo vagone è quello per le bici. La appendo e mi accomodo, altri due ragazzi con le bici cariche di borse e sogni si siedono nel mio stesso vagone e prima di scendere a Milano ci raccontiamo le avventure che abbiamo vissuto.
Così a Milano Centrale si conclude il mio viaggio.
Ancora una volta la bici mi ha fatto conoscere un aspetto diverso di me e della vita, ancora una volta a fine viaggio mi son ritrovata con un bagaglio di esperienze tutto nuovo.
Qui potete leggere altre Storie di Strada pubblicate da Bicidastrada.it.
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Se siete curiosi di conoscere i nomi dei temerari finsher della Duomo-Stelvio, li potete trovare tutti qui.