Bont è un’azienda australiana che dal 1975 produce calzature sportive d’alta qualità.
Il marchio, agli esordi, non aveva un catalogo dedicato al ciclismo. L’attenzione era rivolta ad un altro sport…

Tutto inizia quando Inze Bont, con l’aiuto della moglie Sara, applica e modella inserti in fibra di vetro nella zona posteriore dei suoi stivaletti in pelle destinati al pattinaggio su ghiaccio. L’obiettivo è quello di ottenere un maggior supporto del piede in fase di spinta migliorando di conseguenza la trasmissione della potenza sulla lama.

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Bont diventa così uno dei primi marchi ad utilizzare il Kevlar per le sue calzature nel 1986. Tre anni dopo arriva la prima lavorazione della fibra di carbonio e la termoformatura della scocca. Processo, quest’ultimo, che ha reso celebre il marchio australiano anche nel mondo del ciclismo.

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Inze Bont al lavoro nel suo laboratorio




Il successo arriva alle Olimpiadi di Pechino 2008, quando Bont conquista ben otto medaglie d’oro grazie ai suoi atleti tra cui grossi calibri della velocità su pista come Sir Chris Hoy e Victoria Pendleton.

Le soluzioni tecniche innovative sviluppate dal marchio australiano spingono l’UCI a mettere al bando le calzature richiamando l’articolo 1.3.033 del Regolamento Tecnico (Clarification guide of the UCI Technical Regulation). Il tutto a seguito di un reclamo consegnato alla giuria subito dopo la finale per la medaglia d’oro nell’inseguimento a squadre in occasione dei Mondiali su pista 2011 in Olanda.
Il quartetto russo corre la prova con ai piedi una appariscente versione Bont Crono (foto sotto).

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L’anno seguente Sir Bradley Wiggins in maglia Sky conquista il Tour de France.
Indossa un paio di Bont Ultralight.

Foto: theguardian.com

Oggi il marchio australiano che ha visto il suo debutto nel ciclismo nel 2007 può vantare una bacheca già ricca di successi. Oltre al Tour di Wiggo, solo per citarne alcuni: 15 vittorie di tappa al Tour, una Parigi-Roubaix (2011, Johan Vansummeren), un lunga lista di medaglie d’oro olimpiche e mondiali su pista, tre Mondiali IronMan e due Mondiali Ironman 70.3.
Oltre al ciclismo, Bont è attiva con altre due divisioni indipendenti dedicate a pattinaggio (Bont Skating) e canottaggio (Bont Rowing).

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Jan Frodeno

Bont Cycling vede a catalogo 13 modelli dedicati a diverse discipline: strada (8), cronometro (2), triathlon (1), pista (1) e gravel (1). 19 le misure disponibili con cinque diverse larghezze della pianta: standard, stretta, larga, asian fit e double asian fit.
Le ultime due opzioni indicano rispettivamente una pianta più larga di 2 e 4 mm rispetto alla versione standard e una linea più dolce della punta della scarpa. Un design che rende più agevole la calzata a tutte quelle persone che hanno le dita dei piedi con lunghezze simili al primo dito del piede.

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Le scarpe di Brodie Chapman (FDJ Nouvelle Aquitaine Futuroscope)

Scarpe “anatomically correct”

La mission di Bont è quella di produrre scarpe da ciclismo anatomiche ed efficienti a livello biomeccanico con un occhio di riguardo alla prestazione ed alla prevenzione degli infortuni.
Il concetto principe della calzata Bont è quello di sgravare il più possibile la zona del metatarso da ogni tipo di pressione e tensione in modo tale da garantire al piedi massima efficienza in fase di spinta e richiamo del pedale. Da qui deriva l’inconfondibile forma ad arco della punta (foto sotto) che sembra assomigliare più ad una scarpa da clown piuttosto che ad una scarpa ciclo d’alta gamma.

Inoltre, l’arco plantare viene alloggiato all’intero di un vero e proprio guscio chiamato Lateral Farefoot Support che ha il ruolo di contenere i movimenti di pronazione e supinazione del piede.
In sostanza Bont crea così un vero e proprio argine che contrasta movimenti verso l’esterno (pronazione) e l’interno (supinazione) della pianta del piede. In tal modo viene favorito il corretto allineamento con il ginocchio al fine di prevenire disfunzioni che si possono riflettere sui distretti piede, ginocchio, anca e parte bassa della schiena.

Scarpe monoscocca: mettiamo le cose in chiaro

Bont è uno dei primo produttori al mondo ad aver esplorato il concetto della scarpa monoscocca e sul suo sito difende le proprie innovazioni tecniche mettendo le cose in chiaro. QUI alcune considerazioni fuorvianti riguardo le scarpe da ciclismo secondo Bont.

In particolare: “Una scarpa monoscocca può considerarsi tale se la fibra di carbonio è laminata sulla tomaia. Alcuni marchi stanno proponendo prodotti dove un guscio in fibra di carbonio che accoglie la conchiglia del tallone sarebbe sufficiente per avere una scarpa monoscocca. Ma non è così”.

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Programma semi-custom e custom

All’interno dello shop online Bont propone due vie per personalizzare la calzatura.
Il programma semi-custom prevede la possibilità di indicare specifiche diverse e indipendenti per la scarpa destra/sinistra. Ad esempio, due lunghezze differenti e fino a sei larghezze della pianta del piede: quattro misure regular (standard, wide, asian e narrow) più due special order (double wide e double wide asian fit).
QUI le tabelle taglie con tutte le opzioni.

La personalizzazione grafica tramite la piattaforma MyBonts è solo l’ultima fase prima della messa in produzione che in genere richiede tra le 8 e le 9 settimane dal momento in cui viene inserito l’ordine. Il prezzo del programma semi-custom è di 479 Euro ed è disponibile per i modelli Zero+, Vaypor S (foto sotto), Vaypor G, Vaypor +, Helix e Vaypor T.

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Il programma custom prevede qualche passaggio in più e il prezzo sale di parecchio: 949 Euro.
Dopo aver concluso l’acquisto sul sito o presso un rivenditore ufficiale, lo staff Bont invia al cliente un kit per eseguire il calco dei piedi che verrà poi rispedito all’azienda per la costruzione della scarpa che di conseguenza avrà forme e specifiche uniche.

Un’opzione utile ai ciclisti che vogliono avere una scarpa cucita attorno al proprio piede che diventa soluzione a molti problemi per tutti coloro che hanno particolari conformazioni. Il cliente riceve la scarpa finita in 12 settimane dal momento dell’inserimento ordine.
I modelli disponibili per il programma custom sono: Zero+, Vaypor S, Vaypor G, Vaypor +, Helix e Vaypor T.

Oltre alle opzioni semi-custom e custom, Bont offre la possibilità di scegliere la scarpa direttamente da catalogo. In questo caso la scelta della colorazione è vincolata alle opzioni indicate su ogni scheda prodotto mentre rimane attiva la possibilità di scegliere la larghezza della pianta.
La Bont Motion è la scarpa più accessibile: viene venduta al prezzo di 89,95 Euro, ma non è termoformabile e non presenta opzioni per la scelta della larghezza. A seguire, con un prezzo di 109 Euro, la Bont Riot (foto sotto) propone tre larghezze della pianta (standard, wide, asian), due colorazioni (black/white o white/black) e la possibilità di termoformare la scocca in fibra di vetro.


Il catalogo propone altri 11 modelli: Zero+, Crono MK2, Vaypor S, Vaypor G (gravel), Vaypor +, Helix, Reflex, Riot+, Riot TR+ (triathlon), Blitz e Vaypor T (pista).

La termoformatura Bont: un marchio di fabbrica

Le scarpe da ciclismo sono ad oggi, secondo Bont, le calzature che meglio si prestano al processo di termoformatura. L’azienda australiana in oltre 35 anni di attività è riuscita sviluppare resine che portano la fibra di carbonio ad uno stato malleabile a temperature relativamente basse.
La scocca della scarpa che garantisce al piede il contenimento laterale, può essere modellata con variazioni di stato fino a 1-2 mm. In pratica, tutte le parti rigide poste sul perimetro possono essere facilmente lavorate in casa.

Attenzione: si tratta di micro aggiustamenti non di operazioni in grado di cambiare la misura della scarpa.
L’operazione di termoformatura avviene preriscaldando il forno ad una temperatura di 70° C. Da evitare il forno a microonde e temperature oltre i 70° C.
Queste pratiche rovinano in maniera irreparabile le caratteristiche strutturali della scarpa oltre a comportare la perdita della garanzia di due anni.

Una volta raggiunta la temperatura d’esercizio le scarpe vanno messe in forno per 20’ e lasciate raffreddare al punto da consentire le operazioni manuali di formatura.
Di conseguenza basta indossare il calzino e stringere la scarpa facendo attenzione a non piegare la suola che potrebbe essere soggetta a rottura a causa del riscaldamento.

Se la calzata non risulta ancora adeguata e la scarpa è ancora calda è possibile modellare dall’interno la scocca utilizzando il manico di un cacciavite.

L’operazione di termoformatura può essere ripetuta più volte, una volta che la scarpa si è raffreddata e seguito dell’utilizzo su strada.

Bont consiglia di provare sempre le scarpe prima della eventuale passaggio in forno.
Se la calzata risulta adeguata la termoformatura non è strettamente necessaria. Un aspetto importante anche perché le scarpe termoformate non possono essere restituite entro il termine di 30 giorni dalla data di consegna.

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Alex Dowsett (qui vincitore di tappa al Giro 2020) utilizza il modello Bont Zero+

In Italia è possibile acquistare Bont presso i rivenditori autorizzati o in alternativa tramite il negozio online.

Per ulteriori informazioni: bontcycling.com

Qui sotto un approfondimento riguardo le possibili configurazioni delle scarpe da ciclismo quando fa freddo.

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