Il dominio di Pogačar a Isola 2000 fa discutere. Fa il suo dovere di Atleta professionista, pagato per dare il massimo e vincere, o manca di rispetto agli avversari arraffando tutto come il più sadico dei croupier?
Una cosa è certa: questo 25enne sloveno non sta scrivendo la storia del ciclismo, ma di tutto lo sport alla vigilia dei Giochi Olimpici di Parigi 2024, che potrebbero proiettare il suo nome nell'Olimpo.
Là dove vivono pochi eletti.
Su watt e paragoni si è già detto e scritto molto. Come già da noi precisato confrontare "un'altra epoca, un altro ciclismo" fa del bene solo a simpatiche suggestioni. I discorsi li porta via il vento.
Ma se ancora non siete contenti:
Rominger, Indurain 1993: 41:30 (foto sotto)
Stesse salite di oggi con in più il Col d'Izoard in partenza...
Pogačar 2024: 37:42. La salita di Isola 2000 (16,1 km al 7,1%) è stata "spianata" a 25,6 km/h di media. 6,7 w/kg, una VAM che sfiora i 1.800 m/h. A metà della terza settimana.
Pogačar "cannibale" a Isola 2000: dal ciclismo al rugby
Correggeteci se sbagliamo: la nostra impressione è quella di ammirare un mito universale dello sport. A tal proposito concedeteci una divagazione rugbistica.
Nel libro Andare avanti guardando indietro, ed. Ponte alle Grazie, scritto dai fratelli Mauro e Mirco Bergamasco con Matteo Rampin troviamo un insegnamento piuttosto raffinato.
"La sfida All Blacks (Nuova Zelanda n.d.r.) / Italia è finita spesso con risultati a tre cifre (e se erano due, erano alte), naturalmente a favore dei neozelandesi. Non si tratta di sadismo, ma di rispetto".
[...] "Il rispetto per l'avversario sta anche qui: mai fermarsi nel segnare mete, mai rallentare il gioco; sarebbe una mancanza di rispetto per l'avversario più debole che potrebbe addirittura offendersi. Trattare l'avversario come un tuo pari e continuare a dare il massimo fino all'ultimo minuto non è espressione di superbia, ma di umiltà: gioco (o pedalo, n.d.r.) con te anche se sei manifestamente più debole perché la tua debolezza non mi autorizza ad umiliarti".
"Dal punto di vista della squadra più debole, subire cento punti può essere anche un onore, oltre che un modo per capire il proprio valore reale.
Nessuna indulgenza, nessuna forma di paternalismo, nessuna ostentazione di falsa modestia o di cortesia politicamente corretta. In una parola: nessuna ipocrisia".
"Il rispetto, infine, si estende anche al pubblico: e questo avviene spontaneamente, perché allo stadio (o sulla strada, n.d.r.) le emozioni tra atleti e spettatori circolano liberamente".
Che ne pensate?
Scriveteci, diteci la vostra: redazione@bicidastrada.it
Foto in apertura: A.S.O. / Charly Lopez
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Sull'autore
Giovanni Bettini
"I poveri sono matti" diceva Zavattini. Anche i ciclisti oserei dire. Sono diventato "pazzo" guardando Marco Pantani al Tour de France 1997 anche se a dire il vero qualcosa dentro si era già mosso con la mitica tappa di Chiappucci al Sestriere. Prima le gare poi le esperienze in alcune aziende del settore e le collaborazioni con le testate specializzate. La bici da strada è passione. E attenzione: passione deriva dal greco pathos, sofferenza e grande emozione.