Avevo detto che questāanno sarebbe stata la mia ultima Maratona dles Dolomites.
Ma giĆ pochi minuti dopo lāingresso in griglia, mentre il sole iniziava a fare capolino sulle vette dolomitiche, ho cominciato a pensare a come assicurarmi lāiscrizione per il 2019ā¦
Questa ĆØ la mia ottava Maratona dles Dolomites, ma il fascino e lāemozione sono sempre gli stessi.
Impreco un poā quando la sveglia suona alle 4,15 (credo che sia successo anche a voi, giusto?), penso a chi me lo fa fare, penso a quanto mi costa lāiscrizione e la vacanza, ma poi mentre pedalo tra migliaia di ciclisti non posso fare a meno di emozionarmi e dire a me stesso che a questo evento non posso mancare nemmeno nei prossimi anni.
E come me, credo, lo pensino tutti coloro che almeno una volta hanno preso parte alla Maratona dles Dolomites.
D’altronde 32 edizioni disputate, 9.236 ciclisti al via (ma solo perchĆ© c’ĆØ il numero chiuso) di 68 diverse nazionalitĆ , oltre 32.400 richieste di partecipazione, vorranno pur dire qualcosa…

Per capire di cosa sto parlando, date un’occhiata al video ufficiale con gli highlights della 32esima edizione della Maratona dles Dolomites:
oppure, se volete, di seguito c’ĆØ il replay integrale della gara trasmessa in diretta su RAI 3:
LāINGRESSO IN GRIGLIA ALLāALBA
Il via ĆØ fissato come ogni anno alle 6.30.
Ho il pettorale in seconda griglia, quella che va dal 1.000 al 4.000. Vorrei provare a fare un buon tempo sul percorso medio (106 km con 3.130 metri di dislivello) e quindi devo cercare di partire più avanti possibile.
Lāunica soluzione ĆØ andare in griglia presto, molto presto.

Metto la sveglia alle 4,15, fuori ĆØ ancora buio.
Faccio una colazione veloce nella piccola cucina dellāappartamento che ho affittato per una settimana (la Maratona ĆØ anche lāoccasione per una bella vacanza, per fortunaā¦), mi vesto in bagno e mi muovo al buio facendo meno rumore possibile per non svegliare la mia compagna e la mia bimba di 2 anni.
Missione riuscita.
Alle 4.50 sono in strada.
Eā meno freddo rispetto agli ultimi anni ma in griglia ci sarĆ da aspettare molto, quindi sopra lāabbigliamento da ciclista indosso una tuta da imbianchino.
Brutta, ma per due euro fa egregiamente il suo lavoro, cioĆØ mi tiene caldo.

Alle 5.00 sono alla partenza. Non sono il primo, ma comunque sono molto avanti nella mia griglia. Il primo obiettivo della giornata ĆØ raggiunto.
LA PARTENZA
A questo punto manca unāora e mezza al via e bisogna far passare il tempo.
La griglia si popola velocemente di ciclisti e per fortuna arrivano Simone, Massimo e Silvia, amici con cui si può fare due chiacchiere per ingannare lāattesa.
Si parla di famiglia, di lavoro, ma soprattutto, ovviamente, di bici e di Maratona: rapporti da usare, tattica di gara, gestione delle energie.
Il sole comincia ad illuminare le vette dolomitiche che ci circondano e questo è uno dei momenti che ogni anno mi emoziona di più.
Mi godo lāatmosfera, faccio un paio di scatti con il telefonino da conservare come ricordo e mandare agli amici e alla mia compagna per cercare di far comprendere anche a loro la bellezza di questi attimi.
Ma credo che se non sei lì, in quel preciso istante, è difficile poterlo capire fino in fondo.

Man mano che si avvicina il via sale lāadrenalina.
Lo speaker intervista i personaggi famosi alla partenza, arrivano gli elicotteri per le riprese della Rai.
Come vi dicevo ormai sono allāottava Maratona Dles Dolomites, ma i minuti prima del via mi emozionano sempre tanto.
Ho la pelle dāoca e non ĆØ per il freddo.

Partenza alle 6.30 in punto.
Rispetto ai primi dobbiamo aspettare circa 1 minuto prima di muoverci e poi via a tutta verso Corvara.
Dico sempre di partire regolare, senza esagerare, ma invece come sempre mi lascio prendere dallāeuforia del gruppo che pedala veloce.
Come ogni anno mi ritrovo a pedalare a tutta, come se lāarrivo fosse lƬ a 5 km di distanza, col risultato che poi sul Campolongo devo rallentare un poā.
A quanto vedo non succede solo a me.
La gamba comunque gira bene e pedalo di buon ritmo.
La giornata sembra buona.

IL SELLA RONDA
Il Sella Ronda ĆØ sempre un buon banco di prova per capire comāĆØ la condizione e quale potrebbe essere il tempo finale.
Sul Pordoi decido di andare col mio passo, mi metto un poā sotto soglia e aspetto un gruppetto dietro di me che sale ad un ritmo ideale.
Potrei anche dare qualcosa in più, ma preferisco amministrarmi con lāidea di aumentare poi sul Sella e sul Gardena.
Questāanno i chilometri nelle gambe sono 6.000, non pochissimi, ma nemmeno cosƬ tanti da poter spendere più del dovutoā¦

Per ora va tutto come previsto.
Sul Sella aumento senza mai essere in affanno e rientro su un gruppetto davanti a me. Poi discesa velocissima e ancora un buon ritmo sul Gardena prima della picchiata verso Corvara.
Vado più forte del solito anche in discesa: la scelta di usare ruote a basso profilo in alluminio sta funzionando.
Ho deciso di sacrificare qualche grammo e la massima performance a vantaggio di sicurezza e affidabilitĆ .
A dire il vero ho montato anche gomme antiforatura.
Pesano di più, ma aspetto questa gara tutto lāanno e quindi cerco di evitare tutti i possibili inconvenienti.

Passo a Corvara con un piccolo gruppo di compagni di avventura in 2 ore e 4 minuti, un tempo che non facevo da 10 anni.
E mi pare di non aver neanche forzato più del dovuto.
Ho mangiato e bevuto con regolaritĆ , le sensazioni sembrano davvero buone e quasi quasi inizio a pensare di girare per il lungo.
LA CRISI SUL FALZAREGO
A Corvara prendo una borraccia da mio papà che mi aspetta al solito posto da anni, butto manicotti e smanicato perché ormai fa caldo.
Davanti a noi vediamo un gruppo nutrito.
Siamo dietro quasi un minuto ma decidiamo di forzare perchƩ sarebbe importante rientrare prima del lungo (e unico) tratto di pianura che va da Arabba verso Livinallongo.
Al secondo passaggio sul Campolongo siamo vicini ma non siamo ancora rientrati.
Con me cāĆØ Manfred Moelgg, campione di sci che abita qui vicino e che negli ultimi anni partecipa sempre con ottimi risultati alla Maratona dles Dolomites (chiuderĆ il medio al 25esimo posto in 3 ore 56ā).
Pedala forte, ma soprattutto vola in discesa (ed ĆØ pure simpatico).
Evidentemente lāattitudine alla velocitĆ ĆØ innata.
Io quasi mi ammazzo per stargli dietro mentre lui oltre a scendere forte fa anche esercizi di stretchingā¦

Manfred rientra giĆ in fondo alla discesa.
Io e gli altri del mio gruppetto qualche chilometro dopo.
Nel gruppo ci sono le prime due donne del percorso lungo con i rispettivi gregari che ci āportanoā fino alla deviazione tra medio e lungo a quasiĀ 50 km/h.
āPer fortuna che siamo rientrati in questo gruppettoā penso tra me e me. āIn questo tratto, a questa velocitĆ , recuperiamo almeno 5 minutiā.
Anche se tra breve scoprirò che questo sforzo mi costerà caro.
Eā lāultimo momento buono per bere e mangiare.
Al bivio ho ancora qualche dubbio se girare per il lungo, ma non me la sento.
Qui la crisi ĆØ sempre dietro lāangolo e non ho montato nemmeno i rapporti adatti per affrontare una ābestiaā come il Giau.
Ci vuole almeno un 34×28-30, io invece ho “solo” un 38×30.
Il lungo lāho giĆ fatto tante volte.
Questāanno mi va bene provare a stare sotto le 4 ore sul medio.

Iniziamo le rampe del Passo Falzarego in 6, ma giĆ dai primi tornanti capisco che cāĆØ qualcosa che non va.
Avevo paura della crisi ed eccola che arriva, puntuale, come spesso mi ĆØ capitato sul Passo Falzarego che ĆØ un poā la mia bestia nera.
Sulle salite precedenti salivo intorno ai 300 watt, qui faccio fatica a stare sui 200.
Mangio gli ultimi gel che ho nelle tasche ma la luce si spegne.
Mi sfilo dagli altri e cerco di salire del mio passo.
A questo punto lāobiettivo ĆØ limitare i danni e andare allāarrivo.
La sfida, come spesso accade qui alla Maratona, ĆØ con se stessi e con i propri limiti, fisici e psicologici.
Il Falzarego non ĆØ duro, ma non finisce mai.
Eā una salita dove si potrebbe spingere un buon rapporto per fare velocitĆ , ma io devo salire con il 38×30.
Non guardo il contachilometri ma andrò forse a 10 km/h.

Al ristoro prendo al volo due bicchieri di Coca Cola dai bambini che mi incitano.
Forse anche loro hanno capito quanto sono messo male š
Manca ancora lāultimo, duro, chilometro del Valparola.
Mi è preso il freddo e penso pure di scendere però in qualche modo ce la faccio a svalicare.
Sono cotto e anche in discesa non vado più, ma sto tenendo duro.
A rendere tutto più difficile cāĆØ anche un forte vento contro.
Il MURO DEL GATTOĀ E LāEMOZIONE DELLāARRIVO
Arrivati a La Villa manca poco, ma negli ultimi anni cāĆØ da affrontare lāultima fatica del Muro del Gatto.
Poche centinaia di metri, ma con punte al 20% che a fine gara fanno veramente male.
In cima al muro cāĆØ un sacco di gente che urla e fa il tifo, ti chiama per nome perchĆ© lo legge sul numero di gara.
Mi torna la pelle dāoca e per un attimo riesco a riprendere un buon ritmo. In questi momenti capisco cosa provano i Proā quando affrontano le salite dei grandi giri tra due ali di folla. Per pochi metri la fatica quasi sparisce.
Ma solo per pochi metriā¦


Sul falsopiano che porta a Corvara le gambe non vanno più. Da dietro mi raggiunge un gruppetto ma non riesco ad accodarmi. Ormai il mio obiettivo ĆØ arrivare. Ecco Corvara, lo striscione, la gente che fa il tifo. Supero di un minuto le 4 ore. Un solo minuto, peccato. Sono un poā amareggiato, ma più di cosƬ nel finale proprio non potevo fare. Mi prendo la medaglia di finisher, scolo una bottiglia dāacqua e vado a cercare lo sguardo della mia bimba, della mia compagna e dei miei genitori, che hanno condiviso questa vacanza e questa avventura con me.
Mi godo il momento, con la consapevolezza di aver dato tutto.
E intanto giĆ penso al prossimo anno.
CāĆØ poco da fare, la Maratona dles Dolomites quando lāhai fatta una volta diventa quasi una dipendenza. Almeno per me. Ma a giudicare dalle 32.400 richieste dāiscrizione e dai visi felici che vedo allāarrivo, non solo per me. Lāemozione di questi luoghi, la voglia di mettersi alla prova anche sfidando gli anni che passano, la sfida col cronometro e con gli amici sono cose di cui diventa difficile fare a meno.

Se non ci siete mai stati, vi consiglio davvero di provarla almeno una volta nella vita. Lāiscrizione costa tanto, però vale davvero quello che ti fanno pagare.

Ma adesso ĆØ tempo di andare. Eā ora di godersi lo spettacolare pasta party e tra poco inizia unāaltra Maratona, quella dei social. Il pomeriggio ĆØ tutto un analizzare i segmenti su Strava, cercare i tempi ufficiali, confrontare la prestazione con quella degli anni passati, cercare le foto e i risultati degli amici. Lo faccio solo io? Non credo vero? š
Per maggiori informazioni: maratona.it