Dunque, ci siamo anche quest’anno.
Si riparte: il Giro d’Italia 2021 sta per iniziare e questa sarà la 104ª edizione della corsa ciclistica più amata d’Italia.
Dopo l’”anomalia” dello scorso anno, si torna alla collocazione “classica” di maggio.
Ma – naturalmente lo sappiamo bene – le limitazioni dovute alla pandemia da Covid-19 ci saranno ancora: per le squadre, per i tifosi, per la stampa.
Comunque la carovana riparte, con tutto il suo bagaglio di storia, di emozioni, di polemiche, di passione sportiva, di curiosità.
Quanti episodi, a volte fuori dal comune, il Giro ci ha presentato, nel corso della sua vita ultra centenaria!
E quante volte ci siamo detti fra amici: «Ti ricordi quella volta che al Giro…?»
Se torniamo un po’ indietro con la memoria, infatti, scopriamo che…
1914 – per veri eroi
Le prime edizioni del Giro erano davvero dure, con tappe di oltre 300 km, e richiedevano grande spirito di sacrificio e di adattamento, oltre che capacità atletiche notevoli. Naturalmente le velocità medie erano molto più basse delle attuali…
Quello del 1914 è considerato il Giro più duro di sempre e ci fu la tappa più lunga della storia del Giro: 430 km da Lucca a Roma.
Il Giro d’Italia del 1914 fu l’ultimo disputato prima dello scoppio della Grande Guerra ed il primo disputato con classifica generale a tempi anziché a punti.
E’ ricordato anche come il Giro con la più alta percentuale di ritirati: degli 81 partenti ne arrivarono al traguardo finale solo 8!
Altri record dell’edizione 1914: fu il Giro con la media oraria più bassa di sempre ovvero 23,347 km/h, quello in cui si registrò il maggior distacco del vincitore sul secondo classificato finale: 1h 57’ 26”. Si assistette anche alla fuga solitaria più lunga di sempre: 350 km di Lauro Bordin nella Lucca-Roma.
E infine, nella tappa Bari-L’Aquila di 428 km si pedalò fino a 19h 34’ 47”, che rimane il maggior tempo di percorrenza di una tappa.
1924 – la prima donna
Il Giro del 1924 rischiava davvero di passare sottotono perché quell’anno le squadre più prestigiose disertarono la corsa dato che l’organizzazione si era rifiutata di dare loro ricompense in denaro per l’iscrizione.
E invece quell’edizione è rimasta negli annali perché per la prima (ed unica) volta partecipò una donna in competizione con gli uomini.
Si trattava di Alfonsina Morini Strada, vera pioniera del ciclismo professionistico femminile.
Che si trattasse di una mossa promozionale o no, la sua richiesta di partecipazione fu accolta e Alfonsina ogni volta riuscì a tagliare il traguardo di tappa, seppur la maggior parte delle volte con alcune ore di ritardo.
E fu una dei trenta ciclisti che completò la corsa rosa di quell’anno: «Vi farò vedere io se le donne non sanno stare in bicicletta come gli uomini» (Alfonsina Strada).
1931 – la prima maglia rosa
Lo sapevate già che nei primi anni del Giro d’Italia la Maglia Rosa non c’era?
Fu introdotta solo nel 1931 da Armando Cougnet, giornalista sportivo della Gazzetta dello Sport.
Ci si rese conto, infatti, che c’era bisogno di un simbolo che facesse facilmente identificare il leader della corsa in mezzo a tutti gli altri ciclisti.
Il primo ad indossarla nel 1931 fu Learco Guerra.
Da allora sono passati 90 anni: era una maglia di lana dal colore tenue, un po’ sbiadita; è diventata un’icona del ciclismo mondiale.
Per saperne di più sulla storia della maglia rosa, cliccate qui.
1942 e 1943 – Giri di Guerra
Nel corso degli anni il Giro d’Italia fu annullato solo in occasione delle due Guerre Mondiali, quindi dal 1915 al 1918 e poi dal 1940 al 1945.
Nel 1942 e 1943, però, vennero organizzate due competizioni multi-prova che si chiamavano “Giro d’Italia di guerra”.
La classifica finale teneva conto non dei tempi ma dei piazzamenti ottenuti dai ciclisti nelle diverse prove. Non erano vere e proprie corse a tappe, si trattava di otto prove distinte di cui poi si stilava una classifica unitaria.
I Giri di guerra non rientrano comunque nel computo delle edizioni del Giro d’Italia.
1953 – arriva la televisione!
La televisione in Italia era ancora in via sperimentale (ricordiamo che la nascita ufficiale della TV italiana viene fissata al 1954), eppure proprio nel 1953 il Giro d’Italia si prestò ad un evento eccezionale per quei tempi: la ripresa in diretta di un avvenimento in esterno.
Poi, già nel 1956 la RAI misi in onda il primo varietà ispirato al Giro.
Oggi è difficile immaginare il Giro d’Italia separatamente dalle trasmissioni televisive che raccontano ogni giorno di gara…
A proposito, se volete sapere come seguire il Giro d’Italia 2021 in TV (oltre che sul web), leggete qui.
Altra curiosità legata al Giro del 1953: per la prima volta fu inserito nel percorso Sua Maestà lo Stelvio.
1969 – gli scioperi (ma non dei ciclisti…)
La contestazione giovanile, gli scioperi degli operai, le lotte universitarie… il 1968-69 fu un decennio davvero “infiammato” in Italia come in tutta Europa.
Il Giro di quell’anno non restò esente da queste agitazioni e per fare un esempio nella tappa Napoli-Potenza una manifestazione di operai e cassintegrati tentò di impedire la partenza. I manifestanti furono poi caricati e dispersi dalla polizia.
In quegli anni iniziarono anche i controlli antidoping al Giro e l’edizione del 1969 restò nella memoria proprio per la squalifica per doping di Eddy Merckx.
Ma questa, è un’altra storia…
A proposito di scioperi, anche nel 1983 la partenza di una tappa – in quel caso la tappa inaugurale del Giro, a Brescia – fu bloccata e poi annullata da una manifestazione di metalmeccanici che protestavano per il rinnovo del contratto di lavoro.
Aneddoti, curiosità, episodi più o meno felici: le storie del Giro d’Italia da sempre raccontano la storia sociale e culturale dell’Italia dell’ultimo secolo.
Il ciclismo, del resto, è uno sport che si fa sulle strade, nei paesi e nelle città, in mezzo alla gente: non potrebbe essere diversamente.
E voi, vi ricordate quella volta che al Giro successe che…?
(Foto di apertura: facebook.com/giroditalia)