Riccardo Magrini, ex professionista, oggi commentatore tecnico per Eurosport - Warner Bros Discovery ha incontrato l'allenatore della Lazio, Maurizio Sarri, che non ha mai fatto mistero della sua passione per il ciclismo. Due toscani doc, due uomini di sport nati negli anni Cinquanta quando il ciclismo era una ragione civile e nazionalpopolare: l'intervista a Sarri è densa di romanticismo e trasuda passione.
Gli omaggi di Francesco Moser, Gianni Bugno, Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), Alberto Bettiol (EF Education-Easypost) e del presidente della Federazione Ciclistica Italiana Cordiano Dagnoni commuovono il tecnico napoletano cresciuto in Valdarno che nel palmarès vanta lo Scudetto 2019-2020 con la Juventus e l'Europa League con il Chelsea, stagione 2018-2019.
Sarri e il sarrismo sono temi ricorrenti in ambito calcistico: la filosofia del bel gioco senza la certezza del risultato. Lo stesso vale per il landismo, applicato al purissimo ma “incompiuto” scalatore basco Mikel Landa nel ciclismo: «Landismo e sarrismo sono quelle filosofie bellissime, ma quasi sempre perdenti. Il bello è il viaggio, non la meta del viaggio».
E ancora...
Il passato da giovane ciclista tra gli esordienti con tre vittorie - «Ero un buon ciclista ed un calciatore mediocre» -, ll padre Amerigo, 93 anni, ex dilettante, uomo che non ha mai seguito il calcio passando per alcune affermazioni di peso. «Nel calcio si fa un gioco, nel ciclismo si fa uno sport» e ancora sul Record dell'Ora di Ganna: «Non si può relegare in terz'ordine una prestazione di questo genere. Lo trovo un insulto allo sport».
Gli occhi che non tradiscono le lacrime quando Magrini gli porge i regali fatti recapitare da Moser.
Premete play qui sotto e gustatevi l'intervista a Sarri...
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