COMUNICATO UFFICIALE

Dopo la cancellazione di Milano-Sanremo, Classiche del Nord e Giro D’Italia, il mondo del ciclismo si interroga sul futuro.
Tra le tante ipotesi c’è quella di riprendere la stagione con la disputa del Tour de France a porte chiuse.

Fare previsioni è ancora prematuro, poiché si dovrà analizzare l’evoluzione del Coronavirus nel mondo nelle prossime settimane.
Ma a prescindere da questo, siamo sicuri che potrebbe essere una vera ripartenza?
E’ ovvio che ci sono interessi economici enormi, ma è possibile immaginare un ciclismo senza pubblico?




Sull’argomento, così come sul rinvio dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, ha espresso il suo parere anche Elia Viviani, intervenuto ieri nella trasmissione Tutti Convocati, su Radio 24.

Sentite qual è il suo punto di vista:
“Le emozioni suscitate dal rinvio delle Olimpiadi sono più di sollievo che di rabbia – ha dichiarato il Campione Olimpico 2016 –  La notizia mi ha tolto un peso, perché stiamo vivendo nell’incertezza, stiamo vivendo un problema che va al di là dello sport.
Davanti a tutti questi punti di domanda non è facile allenarsi con serenità.
Sapere che le Olimpiadi saranno il prossimo anno ci darà il tempo di riprogrammare e avvicinarci a Tokyo proprio come vogliamo”. 

Tour de France a porte chiuse
Foto facebook.com/eliavivianiofficial

In merito al Tour de France a porte chiuse, ecco cosa pensa Viviani:
“Alla Parigi-Nizza capivi che c’era qualcosa di surreale. La gara vista dall’interno del gruppo era anche normale, anzi spettacolare per quello che si è visto in tv, ma alla partenza e all’arrivo ti rendevi conto che c’era qualcosa che non andava.
Era una soluzione per tirare avanti, un modo per concludere la gara.
E’ stata accettata come fine corso, ma non può essere un punto di ripartenza. 

“Anche a porte chiuse, staff e corridori sono a rischio.
Il ciclismo è uno sport mondiale e sappiamo tutti che si ripartirà solo quando avremo zero casi.
Se alla data del Tour non ci saranno più casi in giro, si potrà partire e lo si potrà fare con corridori, staff e pubblico.
In caso contrario, non vedo possibile una soluzione a “porte chiuse”, visto che, comunque, i 200 corridori che partono sono un gruppo di persone. Se non è controllabile il pubblico non è controllabile neanche il gruppo.”

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