In quelle giornate un po’ così aggancio i pedali con ritrosia.
Senza esserne troppo convinto.
Mi capita quelle volte in cui non ho pianificato nulla di difficile, ma temo (o spero) che potrei trovarmici dentro.
Sono quei giorni in cui le gambe girano benino, ma non bene.
Il cuore viaggia bene, ma non sta proprio in palla come vorrei.
Sento le ruote girare.
Le gomme scorrere fluide.
I pedali disegnare dei cerchi perfetti.
Non lo capisco subito, ma la strada mi sta chiamando.
Me ne accorgo o forse no, faccio il mio giro, cerco di allenarmi, cerco di stare bene, ma in realtà cerco altro.
Cerco quel senso di appagamento e di conquista che la bici mi ha dato così tante volte.
Cerco me stesso, ciclista e uomo, un po’ solitario e un po’ cagnaccio del gruppo della domenica.
E soprattutto cerco quel vecchio maestro, chiamato strada, uno di quelli che parla poco, per non farti pesare l’età che ha, ma con il quale sai che non la farai franca con poco.
“Come stai?” mi chiedo.
“Ma ti stai divertendo?”
Ah, perché è ben ricordarlo: in bici, io, tu, voi, tutti, ad eccezione di uno 0,1% che sono i pro’, ci andiamo per divertimento.
Ecco, allora, la domanda “Ma ti stai divertendo?” non è scontata.

“Ma ti stai divertendo?”

Se la risposta è no, augurati che succeda questo: che ti vai a cercare la strada difficile.
Che il vecchio maestro ti scruti mentre esci dalla tua zona di comfort, che metti tutto in discussione, che cerchi di demolirti sui pedali, che vedi il tuo cuore stare oltre il 90%, che vedi 100, 200, 300 km sul tuo display, che pensi di non farcela e di farcela, che pensi alla tua storia di uomo, alla tua famiglia e a quello che vorresti trovare una volta a casa, e pensi che vorresti fiondarla lontano questa bici, pensi che sei vivo con il cuore in gola e la strada che ti porta avanti, pensi che è pura magia lasciarsi guidare dalle proprie forze nascoste.
E conoscerle man mano che vai avanti.
Sei sui pedali, aggrappato al manubrio e in testa hai solo il bum-bum-bum-bum del cuore e le urla delle gambe.
Ce la stai facendo, ce la stai facendo, pensa a gestirti con un po’ di cervello, adesso cerca di capire questa forza che non conoscevi.
Fai girare le gambe, fa’ arrivare ossigeno per bene nei quadricipiti, guarda avanti, tieni duro, hai già capito come si fa.
Ecco, ci sei, quella salita, quel numero magico sul tuo display è reale, ce l’hai fatta, sei proprio qui in questo momento.
Quel maestro ha capito chi sei.
E lo stai capendo anche tu.

il vecchio maestro

Sai perché lo hai fatto?
Sai perché ami questo sport?
Sì, sarai anche un po’ pazzo e ci sarà anche il discorso delle endorfine, ma è soprattutto perché sei vivo e hai bisogno di urlarlo.
Di dire che, sì, a volte hai paura e vai nel panico, ma sai gestirlo.
Sai come sentirti vivo, vero, autentico, debole e forte, reale insomma.
Altro che le belle facce dei social…

il vecchio maestro

Ah, una cosa: lo rifarai.
E lo rifarai ancora.
Proverai a portare altre persone su quella strada sconosciuta, a dire loro del vecchio maestro e forse non sarai bravo abbastanza nello spiegare loro queste emozioni.
Ma puoi fare così: prova a far leggere loro queste parole.
Poi, assicurati che salgano in bici, che ti seguano e che si divertano.
Davvero.

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