Il sollievo della vetta è un lampo di emozioni.
E’ una cosa di cui vado in cerca per ore ed è la salita, quella maledetta magnifica salita, a concedermi tutto d’un tratto.
Le gambe si alleggeriscono, la pendenza cambia, il cuore scende, i polmoni rientrano e la visione di quel cartello sulla cima che mi dice chiaramente che la salita è finita è un piccolo momento di paradiso.
In maniera più o meno consapevole vado a caccia di endorfine e di adrenalina, cioè di tutte quelle magnifiche sensazioni che la fatica ti regala.
Dopo la salita, c’è il sollievo della vetta.
Sgancio un pedale, mi fermo, guardo in basso, verifico la strada in discesa, do uno sguardo intorno, mi infilo l’antivento, poi riparto.
Mi fermo quanto basta, cioè poco per assicurarmi che questa emozione non scada e non diventi banale.
Una primizia di montagna da sorseggiare, da portare via con sé e, semmai, da assaporare dopo.
Da tenere stretta nei ricordi più belli, non solo come ciclista, ma anche come essere umano.

Il sollievo della vetta

In un attimo sono di nuovo in discesa.
Come trasportato da una corrente, da un flusso che non riesco o non voglio interrompere.
Sarà il desiderio recondito di sentirmi come un corridore?
Come un ciclista che ha il solo obiettivo di arrivare?
No, non è così.
E non è neanche nella fretta la ragione.
Quando sono in cima, in realtà, a pensarci bene, si apre un nuovo scenario, una nuova possibile conquista, una nuova altimetria da fronteggiare e una sfida da raccogliere.
Quindi, no, non c’è tempo da perdere in convenevoli.
Quella birra fresca al limone che mi concedo a fine uscita può ancora attendere.
Quel flusso che mi trasporta è l’emozione delle montagne.
E’ salire su una per scoprirne un’altra.
E un’altra ancora.
Fino a quando la testa riesce ad arginare la fatica delle gambe.
Il segreto è tutto lì.

Il sollievo della vetta

Il sollievo della vetta deve durare poco.
Per non fuoriuscire da questa bolla di emozioni pure che la montagna e il mio coraggio mi stanno concedendo.
Salire sui passi alpini e dolomitici con l’auto o con la moto è piacevole, ma confesso che, in una zona non tanto remota del mio cervello, credo sia una grande mancanza di rispetto verso le montagne.
La vetta va conquistata.
La montagna misura il tuo coraggio e le tue cifre, atletiche e umane.

Quando sei su, quando senti il sollievo della vetta, la montagna ti sta guardando ed è fiera di te.

Fiera di me.
Fiera di chiunque si confronti con la sua maestosità con strumenti semplici.
Poco parole, pochi fronzoli, solo testa, forza e tanto cuore.
Dove c’è il silenzio, rimanga il silenzio.
Il clamore, il relax, l’abbraccio della mia famiglia e quella birra fresca al limone mi aspettano nel fondovalle.